Tonio e la Gazza dai Consigli d’Oro
Quando una gazza chiacchierona ti insegna che dipingere è un gioco di equilibrio
C’era una volta un giovane pittore di nome Tonio. Viveva in una piccola città ai piedi di una grande collina, dove passava le giornate dipingendo paesaggi, fiori e, soprattutto, ritratti. Tonio però aveva un problema: ogni volta che iniziava a dipingere un volto, si trovava davanti a un mare di tubetti di colori, e non sapeva mai quali scegliere. "Ma quanti colori ci vogliono per fare un viso?", si chiedeva ogni volta, grattandosi la testa.
Un giorno, mentre stava davanti alla sua tela, cercando di decidere se la pelle dovesse essere più rosa o più gialla, apparve sul davanzale una gazza. Non era una gazza qualunque: aveva un piumaggio iridescente che cambiava colore a seconda della luce. “Ciao, Tonio,” disse la gazza con un tono familiare, come se si conoscessero da sempre. “Ho sentito che hai qualche problema con i colori.”
Tonio, stupefatto, rispose: “Sì, proprio non riesco a decidermi. Ogni volta è un disastro.”
La gazza sbuffò, come se avesse sentito quella storia mille volte. “È perché usi troppi colori, ragazzo mio. Non ti serve tutto quell’arcobaleno. Vuoi un consiglio? Usa solo quello che ti serve davvero.”
Tonio la guardò perplesso. “E cosa mi serve davvero?”
La gazza si mise a svolazzare in cerchio sopra la sua testa. “Guarda, ti spiego io. Per la base della pelle, basta un po’ di **giallo ocra** e **bianco di titanio**. Mescolali insieme, e avrai una carnagione bella e luminosa, come il sole che scalda la collina.”
Tonio provò, e già il viso sulla tela cominciava a prendere forma. “Wow, funziona davvero!”, esclamò.
“Sai com'è, so il fatto mio,” disse la gazza con un pizzico di orgoglio. “Ora, per dare profondità, aggiungi un tocco di **rosso veneziano**. Questo colore è come il calore nascosto sotto la pelle, il battito del cuore che affiora nelle guance.”
Tonio seguì il consiglio e vide che il viso stava diventando sempre più realistico. “Ma cosa uso per le ombre? Non voglio che sembri troppo scuro o piatto.”
La gazza atterrò di nuovo sul davanzale e disse con un tono da saggia maestra: “Per le ombre ci vuole un po' di **blu oltremare**. Solo un pizzico, come quando metti sale nella minestra: se esageri, rovini tutto.”
Tonio provò anche quello, e le ombre iniziarono a dare profondità al viso. Era incredibile! “Ma allora, con solo questi quattro colori posso fare tutto?” chiese, incredulo.
“Certo! La semplicità è la chiave, Tonio. Troppe scelte ti confondono e, alla fine, il tuo ritratto sembrerà una pizza... e non nel senso buono,” aggiunse la gazza con una risata, facendo un piccolo riferimento a come i suoi dipinti precedenti a volte sembrassero un miscuglio di tutto.
Tonio ridacchiò e si sentì più leggero. Ora la pittura non era più un tormento, ma un gioco. Con la tavolozza ridotta, riuscì a terminare il suo ritratto e il risultato fu sorprendente.
Da quel giorno, Tonio non ebbe più dubbi su quali colori usare per i suoi ritratti, e la gazza divenne la sua fedele consigliera. E quando qualcuno lo vedeva dipingere e si domandava come riuscisse a farlo con così pochi colori, lui rispondeva sempre con un sorriso: “A volte, è tutta una questione di buon consiglio... e di non fare casino con troppe scelte!”