L'ho già detto e lo ripeto: se usi griglie e ricalco senza saper disegnare ti stai mettendo nei guai
Quale è la differenza tra copiare e imparare a vedere?
Non ho nulla da dire su chi usa mezzi di ricalco o griglie (se lo ritengo opportuno li uso anche io e comunque poi devi ridisegnare tutto).
Tutti i mezzi e gli strumenti sono leciti, purché si sappia disegnare anche dal vero a mano libera, perché quello ti insegna a guardare ed è una conoscenza fondamentale da possedere per essere liberi e coscienti di quello che si sta facendo.
Non sono invece d'accordo sull'opinione secondo la quale la differenza tra il disegnare a mano libera e il ricalcare sia solo una mera questione di tempi risparmiati.
Disegnare a mano libera dal vero un soggetto vuole dire conoscere quel soggetto in profondità, è un'opportunità per osservare il soggetto più da vicino, prendere contatto quasi tattile con le sue forme, scoprire ritmi e linee di forza che il ricalco non può offrire. È un'opportunità per apprezzarne i sottili dettagli e per catturarne l'essenza in un modo altrimenti impossibile.
Inoltre, il disegno dal vero offre l'opportunità di creare un'opera d'arte originale, unica e non replicabile. Attraverso questo processo, acquisirai una comprensione del soggetto che trascende i semplici fatti e numeri e svilupperai un apprezzamento per la bellezza del mondo naturale.
Disegnare è fonte di relax e soddisfazione e può aiutarti ad affinare l'occhio per i dettagli e le capacità di osservazione e rappresentazione.
Mi sembra invece che continui ad imperversare un equivoco culturale molto pericoloso, dato dalla superficiale convinzione che ci sia qualcosa di oggettivo in una fotografia presa come unità di paragone per definire la descrizione percettiva della realtà.
Prendete un soggetto qualsiasi, illuminatelo in modo acconcio e poi fotografatelo dallo stesso punto con un cellulare, poi con una fotocamera digitale, magari più volte cambiando le impostazioni programmate, e poi magari con una fotocamera a pellicola negativa e/o a pellicola diapositiva e poi ditemi dove va a finire la vostra illusione di "documentare oggettivamente la realtà".
Quanto risulterà futile la dichiarazione "Sembra vero! Proprio come una fotografia!" alla luce di quanto saranno diversi i risultati ottenuti (che poi, riflettendo, sarebbe come paragonare il cinema con il teatro o con un romanzo ...).
E non voglio dilungarmi sul valore di considerare oggettiva la percezione umana della realtà! Non c’è nulla di più soggettivo e influenzato da mille fattori.
Il disegno e la pittura - quest’ultima nient’altro che disegno fatto con strumenti diversi - secondo me non ha nulla a che vedere con la riproduzione di una realtà che - abbiamo visto - è sfuggente e aleatoria.
Ha molto più a che vedere con l'esplorazione cosciente della realtà soggettiva, come è percepita dall'autore che poi, con i suoi mezzi le sue scelte estetiche, ne rende una immagine.
Chi si limita a riprodurre pedissequamente una foto (con griglia o altri mezzi di ricalco) non fa certo nulla di illecito ma rinuncia alla fase di esplorazione della propria percezione, rinuncia a una presa di coscienza fondamentale.
Spesso, scegliendo immagini fotografate da altri, rinuncia anche alla scelta del soggetto o al taglio da dare alle inquadrature, a come illuminare e a mille altri aspetti che hanno a che vedere con la pratica della pittura, che non è una impossibile documentazione oggettiva di una realtà indefinita e indefinibile, ne una riproduzione a mano di una fotografia, bensì, per come la vedo io, un RACCONTO per condividere le osservazioni personali che andiamo raccogliendo nel nostro viaggio nel mondo espresse con i nostri mezzi, le nostre capacità e le nostre scelte espressive individuali.
Ci sono metodi, tradizioni, procedure codificate che possono fare da mappa per queste esplorazioni, tracciate per mezzo millennio dagli artisti occidentali (e tralascio di parlare le mappe che gli artisti orientali hanno tracciato e che sono altrettanto valide)
Pensare di poter prescindere da esse come molti pretendono di fare nel nome di una malintesa libertà di espressione, è come pretendere di aggirarsi per New York o Pechino senza una cartina e astenendosi dal chiedere indicazioni agli abitanti del luogo.