C'era una volta, in un atelier polveroso di Roma, un pittore di nome Luca. Non era esattamente Caravaggio, ma neanche uno di quei tizi che dipingono i turisti vestiti da centurioni al Colosseo. Insomma, era nella media. Il problema è che nella media, a Roma, ci stanno tipo altri diecimila artisti.
Un giorno, mentre Luca era lì che fissava la sua tavolozza come se contenesse i segreti dell'universo (spoiler: non li conteneva), successe una cosa stranissima. Una gocciolina d'acqua, di quelle che usi per diluire l'acquerello, gli fece l'occhiolino.
"Ao, ma che davero me so bevuto 'na bottija intera de vino a pranzo?", pensò Luca, strofinandosi gli occhi.
Ma la gocciolina, testarda come una nonna romana che vuole farti mangiare il quinto piatto di pasta, insistette: "Ehi, tu! Sì, dico a te, artista dei miei stivali! Che ne diresti di darci una chance?"
Luca, che a questo punto pensava di essere finito in un episodio di "Striscia la Notizia" o in un brutto trip, rispose l'unica cosa sensata: "Ma che vor dì?"
Fu allora che tutte le goccioline sulla tavolozza iniziarono a muoversi, formando una specie di coreografia acquatica degna del Cirque du Soleil.
"Noi siamo le Gocce Senzienti", annunciò quella che sembrava la leader, una gocciolona blu cobalto con un'aria da sindacalista. "Siamo stufe di essere ignorate e maltrattate. Sappiamo come rendere i tuoi dipinti straordinari, ma tu continui a spremerci come limoni e a lasciarci evaporare!"
Luca, che ormai aveva accettato di essere finito in una favola assurda (o forse in un fumetto underground, non era ancora sicuro), decise di stare al gioco. "E come potreste aiutarmi, scusate?"
Le goccioline si scambiarono sguardi complici, poi la leader parlò di nuovo: "Ogni goccia di noi contiene un universo di possibilità. Se ci lasci libere di esprimerci sul foglio, creeremo magie che neanche ti immagini!"
"Sì, vabbè, come no", rispose Luca, scettico come un romano davanti a un autobus in orario.
"Non ci credi? Guarda qua!", esclamò una gocciolina gialla, saltando sul foglio. Appena toccò la carta, si espanse in un vortice di colori che sembrava un tramonto su Marte dipinto da Van Gogh dopo una serata con Dalí.
Luca rimase a bocca aperta. "Ma è... è... bellissimo!"
"Te l'avevamo detto, genio!", commentò sarcasticamente una gocciolina verde. "Ora, che ne dici di darci retta e lasciarci fare il nostro lavoro?"
E così, Luca si trovò a collaborare con un esercito di minuscole creature d'acqua e pigmento. Ogni dipinto diventava un'avventura: le gocce saltavano, si mescolavano, creavano forme e sfumature che sembravano uscite da un sogno psichedelico.
I suoi quadri iniziarono a fare scalpore. La gente li guardava e diceva cose come: "È come se l'universo stesso avesse deciso di dipingere!" o "Mi sembra di vedere i pensieri di un gatto cosmico!". Insomma, il classico pubblico delle gallerie d'arte contemporanea.
Luca divenne famoso. Tutti volevano un suo quadro. Ma lui sapeva la verità: non era lui il vero artista, erano quelle piccole, irriverenti goccioline senzienti.
Una sera, mentre celebrava l'ennesima mostra di successo, Luca alzò il bicchiere verso la sua tavolozza e sussurrò: "Grazie, ragazze. Siete voi le vere artiste."
E giurerebbe di aver visto tutte le goccioline fare un inchino, prima di tuffarsi in una pozza di colore per l'after-party più pazzo che Roma avesse mai visto.
La morale della storia? Beh, forse che l'arte è ovunque, anche nelle cose più piccole e apparentemente insignificanti. O forse che non bisogna mai sottovalutare il potere di una goccia d'acqua. O magari, più semplicemente, che a volte per creare qualcosa di straordinario basta solo... lasciarsi andare.
E ricordate: la prossima volta che userete l'acquerello, date un'occhiata più attenta alle vostre goccioline. Non si sa mai, potrebbero avere qualcosa da dirvi.
Oltre che un bravissimo pittore, sei anche un bravissimo scrittore!