Clara e la piuma del pavone magico
Non è mai troppo tardi per riscoprire un talento nascosto nel cuore.
Voglio raccontarti la storia di Clara aveva le mani morbide come il velluto, ma un po’ tremanti per il tempo che passava ma il cuore pieno di vecchi sogni.
Da giovane, amava disegnare: fiori, cieli pieni di stelle, animali che ballavano. Poi la vita, con le sue responsabilità, l’aveva allontanata dai pennelli. I colori e i disegni erano stati messi da parte, chiusi in un cassetto polveroso, e Clara aveva smesso di creare.
A settant’anni, però, sentiva un vuoto. Spesso, guardando fuori dalla finestra, immaginava di tornare a disegnare, ma si diceva: “Non sono più capace, è troppo tardi.” Finché un giorno, mentre passeggiava al parco, vide qualcosa di speciale: una piuma brillante, dai colori intensi, posata sull’erba. Clara la raccolse, ammirando i suoi riflessi blu e verdi.
Improvvisamente, da dietro un albero, comparve un pavone. Ma non un pavone comune. Questo aveva il piumaggio che cambiava colore a seconda di come lo colpiva la luce: ora verde smeraldo, ora viola, ora dorato. Si avvicinò a Clara con grazia, i suoi occhi erano profondi e gentili.
“Salve,” disse il pavone con voce calma, “ho sentito il tuo desiderio di tornare a disegnare.”
Clara rimase a bocca aperta. “Come fai a sapere…?”
“Questa piuma che hai trovato è speciale,” spiegò il pavone. “Non ti darà talento, perché quello lo hai già. Ti darà il coraggio di sbagliare. Ogni errore diventerà parte dell’arte.”
Clara tornò a casa con la piuma stretta in mano. Si sedette davanti a un foglio bianco e cominciò a disegnare. All’inizio, le mani erano incerte, le linee tremolanti. Ma poi qualcosa accadde: una macchia di colore che sembrava un errore si trasformò in un fiore, e una linea storta diventò una collina. Clara sentì il cuore alleggerirsi, come se ogni disegno le permettesse di ritrovare se stessa.
Da quel giorno non smise più di disegnare. La sua casa si riempì di quadri, ogni stanza divenne un mondo colorato. E ogni volta che si sentiva insicura, stringeva la penna magica, ricordandosi che l’arte non è mai perfetta, ma è sempre un viaggio. E lei era di nuovo in cammino.